Taneda Santôka
shittori
ikitaihô e iku
Completamente coperto
dalla rugiada del mattino
vado dove voglio.
Non sono nient’altro che un monaco errante. Non c’è nulla che si possa dire di me tranne che sono un pellegrino folle che ha speso tutta la propria vita qua e là, come le piante che galleggiano sull’acqua e che scorrono da una riva all’altra.
Tutto questo sembra patetico, ma in questa vita misera e tranquilla ho trovato la felicità. L’acqua scorre, le nubi passano, senza mai fermarsi né fissarsi. Quando il vento soffia, le foglie cadono. Così come i pesci nuotano o gli uccelli volano, io cammino e cammino, e vado avanti… (Diario)
Taneda Santōka (1882-1940)
Figlio di madre suicida e di padre alcolizzato. Sposatosi con un matrimonio combinato. Responsabile di una fabbrica di sake, diventato alcolista. Intellettuale socialista incarcerato. Picchiato dai passeggeri del treno sotto al quale ha cercato di suicidarsi. L’elenco degli insuccessi, dei rifiuti e delle sconfitte di Taneda Santōka sembra soltanto interrompersi quando è stato ordinato monaco Soto Zen nel 1929. Ma poco tempo dopo ha abbandonato il monastero e si è dato al totale distacco del camminare, accettare ciò che veniva messo nella sua ciotola e scrivere degli haiku straordinari i quali, con humour e libertà, sono nati dal cuore della solitudine.